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  • Immagine del redattorePlutosky

Il mining come forma di risparmio e allocazione efficiente dell'energia


Al confine tra gli stati di Texas e New Mexico, in USA, si trova l'area che include i più grandi giacimenti petroliferi statunitensi (Alaska esclusa).


Tale regione, vasta circa 400x500 km, è nota come Bacino Permeano (dall'era geologica in cui si è formata).


A causa della recente crescita del prezzo del petrolio (conseguenza a sua volta delle sanzioni contro l'Iran, della situazione economica venezuelana e della guerra in Libia) la produzione di greggio nel bacino permeano sta vivendo un vero e proprio boom come descrive Bloomberg in questo articolo.


Ora, forse non tutti sanno che, quasi qualsiasi estrazione di petrolio dal sottosuolo comporta anche la fuoriuscita, come prodotto secondario, di gas naturale. Esistono spesso degli ostacoli, tecnici ed economici, allo sfruttamento economico di questo gas naturale.


Tali ostacoli sono rappresentati innanzitutto dalla lontananza tra i luoghi di estrazione e quelli di possibile consumo del gas: distanza che potrebbe essere colmata solo con la costruzione di costosi gasdotti di collegamento.


Pochi proprietari di pozzi petroliferi trovano interesse a investire in questo senso anche perchè la produzione di gas naturale come sottoprodotto è difficilmente prevedibile ed è dipendente dalla produzione del prodotto principale, la quale, a sua volta, dipende dalle oscillazioni di prezzo dell'oro nero.


Le conseguenze di questo sono che, quasi sempre, il gas naturale viene considerato come prodotto di scarto e bruciato in atmosfera, dando origine alle classiche immagini delle fiamme che bruciano ininterrottamente in prossimità dei giacimenti petroliferi.


Si stima che nel quarto trimestre 2018 che siano stati "bruciati al vento", nel solo bacino permeano, 16 milioni di metri cubi di gas naturale. Uno spreco che è cresciuto dell'85% in un anno.




Le conseguenze in termini di emissioni di CO2 di questo fenomeno in scala mondiale sono facilmente intuibili.


Che cosa si potrebbe fare per riuscire a sfruttare economicamente questo enorme quantitativo di energia?


Servirebbe una attività produttiva bisognosa di energia e facilmente delocalizzabile in prossimità dei luoghi di estrazione in modo da abbattere i costi di stoccaggio e trasporto del gas naturale.


Ecco che ci viene incontro il mining di bitcoin e le soluzioni fornite da una startup canadese che si chiama Upstream.


Upstream fornisce dei container, posizionabili in prossimità delle aree estrattive, al cui interno sono installati degli ASIC rig, le macchine che si occupano di effettuare i calcoli necessari al mining bitcoin. Il tutto alimentato da quello che era un prodotto di scarto: il gas naturale. E senza bisogno di alcuna connessione fisica a distanza, dato che anche l'unica necessaria, e cioè la connessione dati, può avvenire con una semplice router 3G/4G.




Una fonte energetica che verrebbe bruciata inutilmente adesso viene utilizzato per uno scopo economicamente efficiente: la produzione di hard-money digitale.


I mining rig possono essere anche locati per minimizzare i rischi dell'investimento dovuti ad oscillazioni del prezzo di bitcoin o della produzione di gas naturale.


Per i proprietari dei giacimenti si tratta di un evidente vantaggio: si trovano una risorsa economica sfruttabile (e che prima veniva semplicemente gettata via) in cambio di un investimento estremamente contenuto.


Per la rete bitcoin si tratta di un doppio vantaggio: aumentare la sicurezza della rete, tramite il mining, senza gravare in nessun modo nell'aumento dei gas responsabili dell' effetto serra.


L'anidride carbonica che viene prodotta adesso, era prodotta anche prima che il mining rig fosse installato.


Addirittura, nel caso in cui il gas naturale, anziché bruciato, era semplicemente liberato in atmosfera, l'installazione dell'impianto di mining provoca addirittura un vantaggio per l'ambiente dato che il gas naturale ha un incidenza sul riscaldamento globale del 25% superiore a quello dell'anidride carbonica.


Se l'intero spreco di gas naturale del bacino permeano fosse utilizzato tramite la soluzione fornita da Upstream, si potrebbe sfruttare economicamente un quantitativo energetico pari al consumo attuale della rete bitcoin. Detto altrimenti, la potenza di calcolo della rete potrebbe raddoppiare senza apportare alcun incremento all'emissione mondiale di gas serra, anzi provocando probabilmente un beneficio per i motivi detti sopra (gas naturale interamente bruciato anzichè in parte liberato in atmosfera).


Bloomberg, nello stesso articolo, parla di uno spreco di gas naturale nell'intera Russia (dove i problemi della distanza tra domanda e offerta sono più evidenti) della astronomica cifra di 20 miliardi di metri cubi di gas naturale all'anno.


Se fosse sfruttato tramite mining rig questo quantitativo, la potenza di calcolo della rete potrebbe aumentare di 1250 volte sempre a costo ambientale come minimo nullo.


Pensateci la prossima volta che sentirete l'esperto di turno dire che il mining bitcoin provocherà un olocausto ambientale

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